Full of water, full of grace. Perché negli scatti di Arif Hari gli abitanti di Kampung Pulo sono come avvolti da una struggente bellezza, pieni d’acqua e di grazia.
E’ il popolo dell’acqua di Kampung Pulo, ad est di Jakarta, area bagnata dal fiume Ciliwung che durante la stagione delle piogge raggiunge i 5 metri d’altezza.
Erano le 7.30 a.m. del 14 gennaio 2014 quando l’inondazione colpì alcune zone dell’est Jakarta come Kampung Pulo, Kampung Melayu e Jatinegara, costringendo la maggior parte dei residenti a fuggire in accampamenti di primo soccorso appositamente adibiti. Tuttavia molti altri scelsero di restare per proteggere gli affetti, la casa.
Questi ultimi, gli “ultimi” forse, sono il popolo dell’acqua negli scatti di Arif Hari che con piglio cronicistico racconta al contempo un fenomeno ambientale quanto sociale ed uno spaccato di quotidianità dell’est del mondo.
Dolore e bellezza si intersecano all’interno di un’amalgama fotografico di bianchi e neri e colori che si specchiano nelle acque fangose del fiume Ciliwung che non risparmia alcuno.
Sebastião Salgado raccontava la morte come un soffio di vento sulle membra di un giovane corpo disteso su di una sontuosa pelle di zebra, dove morte e vita si incontravano di struggente bellezza.
Così accade negli scatti di Arif Hari dove i corpi scivolano con leggerezza trascinati dalla forza dell’acqua, che s’avverte impetuosa ed irrefrenabile in quanto l’autore è il diretto protagonista di ciò che fotografa, e che pare di vedere immerso sino alle ginocchia nelle strade d’acqua.
Il filosofo cinese Laozi scriveva: “Bisogna essere come l’acqua. Niente ostacoli, essa scorre. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.” Di per sé l’acqua costituisce un ossimoro che è parte integrante dell’esistenza dell’uomo, elemento primordiale , in essa v’è la vita e la morte. Così negli scatti di Arif Hari le figure non sono quasi mai ritratte per intero, i corpi appaiono come divisi a metà tra la vita e la morte, come l’uomo che dalla finestra s’affaccia per raccogliere dell’acqua. Il busto appare come un tutt’uno con il muro di mattoni che divide la casa dall’acqua: i muscoli turgidi sono la forza dell’uomo che vince quella dell’acqua.
I sorrisi acquatici dei bambini, le famiglie che portano in salvo i propri figli per assicurare loro un futuro migliore, i corpi a metà, le case a metà con un’esistenza intera dentro, oltre la superficie dell’acqua.
1- Cosa rappresenta l’acqua per Arif Hari?
Un fluire irrefrenabile.
2- Ci racconti cosa accadde la mattina del 14 gennaio del 2014.
Faccio parte di una comunità fotografica indonesiana che pratica la fotografia sociale (HIPI). La mattina del 14 gennaio del 2014 mi recai con dei colleghi ed amici fotografi nel villaggio di Kampung Pulo di Jakarta per documentare l’alluvione. Ricordo che attesi il momento giusto per attraversare le strade d’acqua e poter così raccontare ciò che accadeva nel villaggio. Sentivo di sfidare una forza più grande di me. Una sensazione indescrivibile.
3- Acqua, vita, morte. Qual è il legame tra questi tre elementi?
Dà vita e morte, l’acqua. E’ ciò che ho visto con i miei occhi.
Contatto Fb: Arif Hari
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Di per sé l’acqua costituisce un ossimoro che è parte integrante dell’esistenza dell’uomo, in essa v’è la vita e la morte.