Così come avviene per la scrittura, anche nella fotografia l’ “impronta sarda” costituisce come un marchio, sempre riconoscibile quanto unico.
L’impronta che si imprime, così come fa la luce sulla pellicola fotografica, in queste immagini è quella di Bruno Ladu, originario di Sassari che abbraccia con maestria fotografia e tradizione.
Bruno Ladu è un fotoamatore, nel senso che è un amatore della fotografia che è lo strumento attraverso il quale suona la musica della sua terra.
La fotografia e la tradizione culturale di un popolo rappresentano gli “affluenti” di uno stesso fiume, quello della storia di una civiltà. Da sempre la fotografia ha costituito il mezzo attraverso cui raccontare gli usi e i costumi degli uomini, dei quali essa ne costudisce memoria per le generazioni future.
Anche fotografia e religione sono dimensioni fortemente connesse, come nel caso di questo portfolio che ritrae uno spaccato della Sardegna densa di spiritualità.
Gli scatti di Bruno Ladu raccontano della “Corsa degli scalzi” che si celebra la prima domenica di settembre a Cabras. Storia e leggenda vogliono che, durante una delle frequenti invasioni saracene, gli abitanti contadini delle case confinanti l’antica chiea di San Salvatore affidassero la statua del Santo alle loro donne perché la portassero in salvo a Cabras, lontano da eventuali atti vandalici.
Perciò ogni prima domenica di settembre i giovani di Cabras ripercorrono l’antico rito come voto fatto al Santo attraverso la celebre “corsa degli scalzi”.
Negli scatti di Bruno Ladu si percepisce tutta l’intensità mistica di quel momento, avvolta dalla polvere che s’alza al contatto coi piedi nudi sulla strada.
Si ha l’impressione di ascoltare un profondissimo silenzio che costiturà il prologo dell’arrivo degli uomini in corsa lungo il cammino. Si vede ergersi alta di fatti la statua di San Salvatore e la corsa degli “scalzi” sta a sottolineare il ricordo di quel momento di pericolo vissuto durante l’invasione saracena e che rivive attraverso la tradizione custodita dai più vecchi e celebrata dai più giovani.
Bruno Ladu ritrae uno dei frammenti della cultura sarda con passione e intensità, ingredienti emozionali che sempre connotano la fotografia sarda e che costituisce marcatamente uno dei simboli identitari del nostro Paese.
1- Che rapporto intercorre tra fotografia e spiritualità?
Forse il fatto che la foto, riproducendo il reale ed il visibile, mostra più della semplice realtà palpabile. Praticando la fotografia, soprattutto la naturalistica e la macro, si ha l’opportunità di godere delle bellezze naturali che ci circondano e del fantastico mondo animale. Concentrati ed immersi nei silenzi e nei suoni della natura cogliamo meglio la profondità delle cose e queste ci appaiono più vere ed essenziali, riceviamo sensazioni ed emozioni forti che ci inducono alla riflessione sulla nostra esistenza e sul grande mistero del mondo in cui viviamo.
2 – Quale significato attribuisce alla parola “tradizione”?
Io, che son nato e risiedo in Sardegna, considero una fortuna l’avere le mie radici in questa regione che attraverso il tramandarsi di generazione in generazione dei suoi valori, degli usi e dei costumi, della lingua, dei canti, della poesia, della musica, dei riti religiosi è riuscita a conservare la propria identità culturale. Questo avviene con il ripetersi anno dopo anno, in alcuni casi da millenni, di alcune sagre, riti, maschere di carnevale, musica folk, canti a “tenores”, strumenti tradizionali tipici (le “Launeddas” di preistorica origine), l’improvvisazione in poesia, gli antichi canti della Passione durante la settimana santa che variano di paese in paese tramandatici dalla lunga occupazione aragonese (1300ca). Si! Tutto questo rappresenta per me la parola “TRADIZIONE”.
3- Chiuda gli occhi. Qual è la prima fotografia che ha scattato?
La prima fotografia, abbastanza mossa! L’ho scattata durante una gita in Toscana, mi pare a Volterra, intorno ai 17 anni dopo essere riuscito a convincere mia sorella a prestarmi la sua “Comet II Bencini”.
Contatto FB: Bruno Ladu
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Negli scatti di Bruno Ladu si percepisce tutta l’intensità mistica di quel momento, avvolta dalla polvere che s’alza al contatto coi piedi nudi sulla strada.