Non v’è nulla sulla scena, soltanto due alberi alle spalle di Vladimir ed Estragone, mentre attendono un certo “Signor Godot“.
Non si è mai certi sul suo arrivo, può tardare ad arrivare ed anche non arrivare mai. In teatro così come in fotografia e nella vita.
Ai piedi di un grosso cespuglio, quatto e col naso tra l’erba, sta il fotografo come il cacciatore in attesa della preda.
Perchè ogni scatto racchiude in sé una preda, che Giacomo Vesprini attende con calma trepidante.
I giovani sposi chiusi nel velo come in un retino per farfalle ed un amore inciso sulla pelle; la bambina e la giovane se stessa sulle scale, l’anziana donna con gli occhi sul passato. Sono solo alcune delle storie raccontate da Giacomo Vesprini in quelli che appaiono come frame di un lungometraggio dai toni misurati.
Vige negli scatti di questo fotografo come un senso di misteriosa calma tutt’intorno, fragile e caduca, la quiete prima della tempesta. Seppur “snapshot”, questi scatti appaiono parte di una struttura, come fossero studiati a tavolino, opere premeditate. Non va però confusa con “sovrastruttura”, in quanto non v’è alcuna finzione, nè le figure sono posto lì con l’intento di costruire uno specifico scenario alla Erwin Olaf. In questi scatti “premeditazione” è sinonimo di “riflessione” che anticipa ogni mossa del fotografo al fine di ottenere lo scatto perfetto. Giacomo Vesprini lo si immagina girovago per la città, immerso nell’urbanità più fitta, quieto ed attento alla ricerca di quel qualcosa che faccia la differenza, il guizzo immaginifico, il “Signor Godot”. Alcuna finzione, soltanto il tempo lungo dell’osservazione paziente, che fa la differenza, al fine di comporre un’immagine significativa. Perché “occorre indossare gli stivali giusti” per catturare la “snap-preda” nel suo habitat.
Due alberi, Vladimir ed Estragone e una scena. “Non oggi, verrà domani” sussurra il ragazzo ai due vagabondi.
Aspettando Godot.
1- H. Cartier Bresson scriveva: “La mia grande passione è il tiro fotografico.” Che significato assume per Lei questa affermazione?
Credo che il concetto di tiro fotografico sia inestricabilmente legato a ciò che ci circonda, come il cacciatore che ha bisogno di una preda nel suo habitat, il fotografo necessita di soggetti nel loro. L’ambiente va studiato, osservato, capito. E’ necessario indossare gli stivali giusti per ottenerlo, o anche solo per provarci. Senza questa operazione si rischia di sprecare tempo inutilmente, che va benissimo, per carità, ma non fa per me.
2- La Sua fotografia è costellata di “scatti colti” che appaiono però al contempo fortemente strutturati. Come lo spiega?
Il mio problema, che potrebbe anche essere un vantaggio (e per me lo è), è che sono attratto da situazioni assolutamente normali, mi piace osservare, guardarmi intorno, passare del tempo in mezzo alla gente senza dir loro una parola. Mi capita molto più spesso di annoiarmi quando sono con qualcuno che conosco piuttosto che quando sono da solo. I miei “scatti colti” rappresentano una selezione ristretta di una serie molto più ampia di scatti che riguardano in buona parte questa mia modalità. In questo senso credo il concetto di momento decisivo sia molto meno magico di quanto il termine induca a credere. Ritengo che sia più importante la capacità di individuare uno scenario interessante e, ancora di più, quella di comporre un’immagine piacevole in un lasso di tempo relativamente breve. E poi c’è sempre la componente casuale, che resta incontrollabile, fortunatamente.
3- “Aspettando Godot”, il titolo di questo articolo. Quando fotografa è in attesa di qualcosa? E’ Lei Godot?
Attendo sempre qualcosa quando sono con la macchina al collo, è innegabile. Tendenzialmente ciò che attendo è la sorpresa, che arriva molto meno spesso di quanto desideri; credo che la gestione della frustrazione (unita ad una buona capacità dissociativa) sia un punto di forza per me. Il mio modo di fare fotografia rischia di sembrare noioso dal di fuori. ma è proprio questa tensione che si crea partendo dall’attesa a muovermi e stimolarmi.
Io non sono Godot, ma lo attendo, senza fretta.
Contatto FB: Giacomo Vesprini
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Perchè ogni scatto racchiude in sé una preda, che Giacomo Vesprini attende con calma trepidante.