C’è una “letteratura di paese” che è come avvertire il sentimento del “sabato del villaggio” leopardiano. Ci sono luoghi che il tempo e lo spazio hanno fermato ed in questi le estati le chiamano “piccole”. Non è il posto ad essere ristretto, quanto invece intimo ed eterno.
Giovanni Romano è originario di San Salvatore Telesino nel beneventano, che racconta come fosse un paese dell’anima.
C’è in queste immagini una quiete che è prima di tutto “umana” e poi anche fotografica, la quale viene restituita allo spettatore in tutta la sua interezza.
Giovanni Romano ritrae “casa sua”, come ama dire, con quella macchina un po’ fotografica e un po’ temporale che si porta al collo. E’ facile immaginarlo lungo le strade di San Salvatore Telesino, mentre ferma il tempo e lo riporta pure indietro.
Negli scatti di Giovanni Romano tre sono i protagonisti: il b/n , le architetture e la gente. Questi si muovono come sopra il palcoscenico di un teatro, che pare una di quelle storie antiche scritte da Pupi Avati lungo le strade di una Bologna ferma al Novecento. Si vede così il vecchio cinema di paese, che impresso nell’insegna del tempo scatena un moto dell’anima autentico. E poi ancora il “piccolo bar” nel quale le estati non sono mai sembrate così “piccole” ed infinite. S’arriva alla statua del santo di paese, che guardata attraverso le luminarie a festa sembra assumere un allure spirituale che il b/n rende ancora più magico.
E’ necessaria una profonda sensibilità per raccontare le cose semplici, quelle che ti stanno attorno sin da quando sei nato e che mai più ti lasceranno. Piccola estate di paese è la “casa” di Giovanni Romano ed anche quella del suo spettatore.
1- Quale è la relazione che sussiste tra “luogo” e fotografia ?
I fotografi, amatoriali o di professione che siano cercano sempre di raffigurare dettagli che ai loro occhi sembrano grandi lezioni della fotografia. Ma niente di più naturale c’è nel fotografare il proprio paese. Nelle mie foto luogo e fotografia si fondono per dare vita ad una foto che io considero “privata”. Per far vedere a tutti paesani e non, il mio paese, la mia terra, la mia regione. Cose a cui sono profondamente attaccato e che mi hanno svezzato. Non posso negare che grazie alla mia terra ho iniziato a fotografare, infatti la maggior parte delle mie foto la ritraggono.
2- Lei racconta una realtà paesana. Come si sposa il suo senso di appartenenza a questa e il suo “senso di appartenenza” alla fotografia ?
Come ho già introdotto nella prima domanda la mia terra mi ha aiutato ad iniziare questa passione nei confronti della fotografia. La realtà paesana che racconto io è una realtà normale come viene per esempio raccontata nei film di Fellini (Amarcord). Il titolo di Amarcord viene ripreso dal dialetto e vuol dire ” ah, io mi ricordo” . In paese si vive così, soprattutto le persone più grandi, vengono dolcemente cullate dai ricordi, che poi finiscono per tramandare anche a noi giovani, per esempio la sera d’estate, sedute davanti casa a parlare della loro quotidianità e della loro storia. Da qui ho trovato l’esigenza di fotografare questi tratti. Anche perché l’unico periodo dell’anno in cui la realtà paesana si anima un po’ è l’estate. D’estate il paese sembra essere il set di un film. Dove puoi ben sentire il canto delle cicale, e vedere una miriade di stelle se alzi gli occhi.
3- Chiuda gli occhi. Quale immagine le sovviene della sua “estate di paese”?
Di scene da “estate in paese” che mi sovvengono ce ne sono tante. Ognuna corrisponde ad un ricordo reale ben preciso. Ricordo quando da piccoli giocavamo a calcio dalla mattina presto fino al tardo pomeriggio sotto una calura da far morire. Se avessi la possibilità di poter riprendere quei momenti in una foto, lo farei volentieri. L’attaccamento verso la propria terra è qualcosa che si sviluppa piano piano sin da quando sei piccolo, ed è difficile da trasmettere in un paio di foto. Io sono convinto che il paese si deve vivere perché è una realtà che ha mille sfaccettature. Può essere amaro, ti nega molte cose ma alla fine il sorriso te lo fa sempre venire. Basta entrare in un vicoletto e sentire l’odore del sugo che la signora sta preparando in casa con le finestre aperte, oppure guardare il sole che tramonta dietro la piccola collina. Io amo il mio paese.
Contatto FB: Giovanni Romano
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Giovanni Romano ritrae “casa sua”, come ama dire, con quella macchina un po’ fotografica e un po’ temporale che si porta al collo.