Due mondi, due genti, due spettaori. Il divino e l’umano che si guardano negli scatti di Mariateresa Marrese.
Perché nelle processioni non ci sono solo i fedeli a fare da spettatori, ma anche i “santi”.
Negli scatti di Mariateresa Marrese non v’é traccia di un pubblico spettatore, eppure lo si immagina negli occhi dei personaggi ritratti.
Si è soliti, di fatti, immaginare che vi sia sempre qualcuno a guardare la processione nel suo farsi, di rado si pensa che siano proprio i “santi” a guardare lo spettacolo, un altro, quello che si svolge dall’altra parte della linea che divide il divino dal terreno.
Sessa Aurunca è un comune della provincia di Terra di Lavoro (Caserta) dove, nel corso della dominazione spagnola tra il 1537 al 1609, si costituirono le prime confraternite. Si contano ben sei confraternite a Sessa Aurunca ed ognuna di esse, durante la settimana santa, esce a turno in processione recandosi alla Cattedrale per compiere atti di adorazione.
Quella che Mariateresa Marrese racconta è la confraternita del SS Crocefisso, caratteristica per il celebre “Ufficio delle Tenebre” e per l’organizzazione della processione del Venerdì Santo, in occasione della quale viene riproposto l’antico rituale della processione penitenziale sino a tarda notte. Li si vede così sfilare, i “santi” di Sessa Aurunca, abbigliati con vesti di antica foggia e con un cappuccio nero che gli copre gli occhi quando non sono alzati verso il cielo nell’atto dell’adorazione.
Gli scatti di Mariateresa Marrese sono contraddistinti dallo stile inconfondibile tipico del racconto fotografico all’italiana, pregni di bianchi e di neri densi nei quali si leggono tutte le emozioni che palpitano forti e sembrano fuoriuscire dalle immagini e raggiugnere il cuore dello spettatore. Sono immagini bellissime, intense ed appassionate come la sua autrice che s’avvicina al mondo della fotografia quasi per caso e che presto inizia a vivere come un’esperienza unica sino a guardare il mondo con occhi diversi, perché in ogni volto v’é qualcosa che prima non vedeva: un’epifania degli occhi. Le immagini di Mariateresa Marrese sono percorse di mistero quanto di esoterismo, componenti che paiono come profumi e rimandano ad un passato antico che si mescola con il presente e diviene un tuttuno con l’animo popolare delle genti.
1- Storia, tradizione, fotografia. Qual è il legame?
Storia,tradizione e fotografia sono strettamente legate tra loro. La tradizione è la trasmissione, nel tempo e all’interno di una comunità, di usanze, di eventi, di credenze religiose, di leggende ecc. e perciò è trasmissione della memoria storica di un gruppo umano. Attraverso la tradizione le comunità conservano la loro identità e le loro radici storiche. La fotografia è una testimonianza di un evento storico e può suscitare, in chi la vede, reazioni diverse. Grazie alla sua immediatezza, la fotografia è una fonte importante per la conoscenza storica e il testo scritto rimane in secondo piano.
2- Quale rapporto intrattiene con la religione?
Se la parola religione si intende nel senso di “pratica religiosa” posso dire di non avere alcun rapporto con essa. Mi definisco. però una persona aperta alla religiosità. Mi spiego meglio: quando di fronte a certi fenomeni come per es. un cielo stellato o un tramonto o anche dinnanzi alle piccole meraviglie della vita quotidiana si avverte un legame armonico con l’universo, o ci si interroga sul senso della vita e si intuisce la presenza di un mistero oltre la realtà visibile, si ha la percezione dell’ignoto e dell’infinito, allora penso che si abbia una predisposizione alla religiosità. E quindi in questo senso mi definisco “molto religiosa”.
3- Chiuda gli occhi. Descriva la prima fotografia in assoluto che ha scattato.
Credo di aver scattato la mia prima fotografia all’età di nove anni quando, in occasione del mio compleanno, mi fu regalata la mia prima macchina fotografica. Si tratta di una KodaK Instamatic 55-X che custodisco gelosamente ancora oggi. La foto ritraeva mia madre e mio padre che tenevano per mano la mia sorellina. E’ un ricordo lontano nel tempo ma ancora ben chiaro nella mia memoria. La foto, in verità, non mi riuscì un granché ma fu per me una grande gioia aver avuto la possibilità di immortalare la mia famiglia. Oggi (come a tutte le foto della mia infanzia e dei miei antenati che non ho conosciuto) attribuisco a quella immagine un grande valore affettivo e “storico” nel senso di testimonianza e racconto di un momento di vita.
Contatto FB: Mariateresa Marrese
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Gli scatti di Mariateresa Marrese sono contraddistinti dallo stile inconfondibile tipico del racconto fotografico all’italiana, pregni di bianchi e di neri densi nei quali si leggono tutte le emozioni.