Nero di Donna, che è il colore della rivoluzione. Lo racconta Maurizio Pasquini, originario di Senigallia- culla della tradizione fotografica marchigiana in nome di Mario Giacomelli- che sa guardare oltre il chador dello “hijab”.
“Rendere invisibile”, questo il significato di “hijab“, la legge a cui molte donne iraniane e non solo rispondono per mostrare il loro rispetto e la loro adesione verso il governo in carica.
Nonostante il colore connotativo del chador sia il nero, oggi le donne iraniane indossano vesti anche colorate, lasciando il nero alle donne più anziane nelle zone rurali.
Ciò che Maurizio Pasquini racconta costituisce una doppia rivoluzione: nonostante il velo islamico delle donne qui ritratte sia in realtà colorato, l’autore decide di utilizzare il b/n fotografico lanciando una provocazione.
E’ la rivoluzione dei tempi che mutano e si evolvono velocemente, di fatti nonostante l’Iran sia considerato uno tra i paesi maggiormente integralisti del Medio Oriente, lo spirito rivoluzionario e il coraggio della libertà alberga in particolare nelle giovani generazioni. Le giovani donne, infatti, indossano chador dai tessuti sgargianti ed elaborati, esibendoli con quella sensualità che è propriamente donna.
Scegliendo dunque il bianco/nero, Maurizio Pasquini compie un “atto di sinteticità” ed al contempo rivoluzionario, che consente allo spettatore di guardare all’essenza della figura femminile mostrata, oltre lo hijab, oltre razza e religione.
Gli scatti qui presentati mostrano il punto di vista di chi guarda tenendosi ad una certa distanza “necessaria”, prudente quanto rispettosa, attraverso l’obiettivo fotografico che diviene lo specchio nel quale si riflette tutta la bellezza della femminilità mediorientale.
Il bianco, che fa da sfondo, fa sì che le figure nere si staglino come sospese tra spazio e tempo. L’obiettivo fotografico si muove lungo le strade, alla ricerca di sguardi e di gesti indimenticabili. I primissimi piani ritraggono volti che ricordano certe illustrazioni della regista iraniana Marjane Satrapi.
Nero di donna è il profumo di una rivoluzione di costumi ed anche fotografica.
1- Quale similitudine indica tra il b/n fotografico e il nero di “donna” in Iran ?
Il b/n fotografico è molto evocativo e colloca le donne col velo in un tempo lontano anche se sono li in mezzo ai colori delle moschee e dei mercati. Invece fa immaginare i colori dei “veli” che oggi le giovani indossano.
2- Quale legame, invece, indica tra la fotografia “femminile” intesa come quella scattata da donne fotografe e quella scattata da uomini che “amano” le donne? Per quel poco di conoscenza che ho mi sembra che gli uomini tendano a raffigurare la donna attraverso la bellezza e la perfezione del suo corpo mentre le donne sono più introspettive a loro non interessa la perfezione o la bellezza ma ciò che c’è dietro un volto, un movimento. ( logico tutto ciò con le dovute eccezioni).
3- Chiuda gli occhi e torni con la memoria all’Iran. Scatti una foto. Cosa ritrae ?
Un prato in pieno centro con delle coppie di giovani sdraiati o seduti vicini che studiano o parlano tra loro.
Contatto FB: Maurizio Pasquini
Per Pholio: Ilaria Sciadi Adel
Nero di Donna è il colore della rivoluzione.