Dicono che le calze rotte sulle gambe delle donne a Parigi siano sensuali.
Le donne di Parigi non corrono a rammendarle, né ne tengono un paio di scorta nella borsetta. Sono eleganti, persino così, le “femmes de Paris”.
Dicono pure che l’amore duri come un istante e che sia cosa rara, tutto il resto non è che ossessione, passione, attrazione. In tutto il “resto” sembrano esserci le donne di Orazio Sparano, fotografo italiano, parigino d’adozione. E la città sembra attribuire loro un allure di mistero che mostrano perché colte spontaneamente nel loro habitat. E’ il potere della “streetpotography”, la forza impattante dello “snapshoot”, lo scatto colto lungo la strada.
Prima c’è l’occhio che guarda e che diventa sguardo, poi segue l’attrazione per il soggetto che è un’apparizione nella folla urbana della città, come la donna dai lunghi capelli al vento che svetta oltre i pensieri della gente. Segue poi la passione, che è il preludio dell’innamoramento, per quel soggetto che capita di incontrare spesso così da riconoscerlo di nuovo tra la folla ed apprenderne le abitudini che sono come vezzi.
Ci sono tutte le donne negli scatti di Orazio Sparano, tutti quei “vezzi” che fanno di una donna la creatura che è: la sensulità, la vanità, l’ammaliante ingenuità, la bellezza.
Poi c’è la donna che si specchia nella città, ovvero negli occhi dello spettaore che è l’autore che scatta che cerca che trova. C’è la donna vista con gli occhi di un uomo che la vede straniera e tra la folla la incontra.
1- Se dovesse descrivere a parole, come fosse un quadro, la donna parigina, come sarebbe?
La donna Parigina non ha una unicità e non è rappresentabile in un solo scatto o tablò. Perché la sua ipotetica “icona” è mutevole. Frutto di un coacervo di culture e razze, tenuto insieme dalla capacità di un sistema democratico e culturale generatore di una classe politica che negli anni addietro ha sapientemente accolto e integrato, uomini e donne da tutti i paesi. Ma negli ultimi tempi vi è stata una tendenza a radicalizzare degli atteggiamenti. forse sotto la spinta della crisi economica, le frange più estreme, sia religiose che politiche, si sono fatte portatrici di rivendicazioni delle proprie identità in maniera radicale. A fronde di uno strappo culturale che si vorrebbe consumare da entrambi i fronti. Cartine tornasole di questo cambiamento sono le strade di Parigi. L’odierna agorà dove la vita pubblica mette mostra il suo lato privato. La donna parigina può essere suadente liberata apparentemente dal peso di un mondo maschilista ma al contempo alla ricerca di un equilibrio. Su delle ballerine o su un tacco di 3-4 cm. Oppure in disequilibrio sui 12 cm in una precaria ricerca di identità. Con una maglietta e dei jeans e senza nessun impegno estetico o elegante in modo sobrio e discreto. Può essere l’Indiana che indossa i vestiti classici o semplicemente con il terzo occhio dipinto sulla fronte e in abiti occidentali. È la musulmana che ha solo un foulard sulla testa ma veste in jeans e scarpine da tennis o a volte con tacco. Oppure la musulmana giovane, coperta tutta di nero, blu scuro e a volte rosso amaranto, che mostra soltanto l’ovale del viso e che magari ostenta l’ultimo modello di iPhon. A volte invece è più mesta. Con due o tre bambini e un marito normalmente vestito all’occidentale. Spesso mi è capitato anche di vederle in Burqa anche se per legge è interdetto. E questo un quadro di un mondo che è sempre in fermento. Che si incrocia e si dispone in costellazioni per sempre nuovi significati. Coglierne in fotogrammi questo flusso testimoniandone la sua natura mutevole come una ricerca antropologia e semantica è ciò che amo fare con il mio strumento prediletto: la macchina fotografica.
2- Cosa intende per “streetphotography”?
È un genere che ha già una sua definizione: “riprendere soggetti in situazioni reali e spontanee in luoghi pubblici al fine di evidenziare in maniera artistica alcuni aspetti della società” è un modo di fotografare che mi appartiene. Mi piace cogliere in fragranza il quotidiano dipanarsi dell’esistenza, per rivelarne la sua natura più intima e spontanea.
3- Quale è stata la prima fotografia che ha scattato?
È stato veramente tanto tempo fa. Utilizzai per la prima volta la macchina fotografica a 16 anni. Non sono tanto certo di quale fu il mio primo scatto, sono indeciso tra la foto ad un’onda che si infrange sullo scoglio in controluce di un sole che tramonta sulla spiaggia di Belvedere. O i splendidi tetti di San Donato visti dalla finestra di casa mia. Suggestivi come un presepe vivente. E Ricordo che allora ne feci anche un dipinto in olio che ancora è appeso e incorniciato nell’entrata di casa, giù in Calabria.
Contatto FB: Orazio Sparano
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Ci sono tutte le donne negli scatti di Orazio Sparano, le molteplici sfaccettature del suo essere che fanno della donna la creatura che è.