Cosa vedi? Con le rughe che sono increspature sulle pareti.
Volti come quartieri, porzioni emozionali, sui quali scrutare il movimento di una città intera.
Renato Orsini scatta in b/n perché a detta sua il racconto non necessita di colore.
Visione pasoliniana di “vedi Napoli e poi muori”, lungo i Quartieri Spagnoli della città delle contraddizioni, attraverso la lente di un napoletano appassionato. Perché Renato Orsini è un nativo di questi luoghi, nel senso che vi “ri-nasce” ogni volta di strada in strada, di gente in gente, come un’epifania per raccontare sempre qualcosa di nuovo.
“Area degradata”, “zona povera” sono questi gli epiteti con cui la cronaca, e non solo, definisce i Quartieri Spagnoli di Napoli, stigma semplicistico quanto riduttivo per parlare di una terra ricca di storia e di umanità.
Lettura appassionata quella di Renato Orsini che guarda oltre la ruvidezza dei quartieri sino alle increspature dei volti, anche le più impercettibili. Espressivi, impattanti.
Primissimi piani si stagliano nello spazio di un’immagine che bucano e pare andargli stretta. Fotografia di strada ma anche “street portrait”, ritratti di strada colti lungo le arterie urbane dove le memorie si incontrano con la fame del futuro in una linfa tutta nuova.
E pare d’avvertire il click compulsivo della macchina fotografica che si muove che cerca che prende le strade, che salgono che scendono che corrono.
In uno scatto v’è una donna in primissimo piano. Sul suo volto si leggono le strade strette e veloci dei Quartieri Spagnoli, lungo le pieghe degli occhi come anelli di accrescimento di un albero antico da cui germoglia un albero più giovane.
Gustav Klimt dipinse nel 1905 Le tre età della donna dove le figure asciutte e sintetiche rappresentano, in chiave simbolica, le tre fasi della vita femminile: l’infanzia, la maternità e la vecchiaia.
In questo scatto di Renato Orsini si legge la storia intera di una città, il passato e il futuro ma c’è di più. Seppur le due figure appaiono vicine e l’una, la più giovane, sembra germogliare dal corpo dell’altra, quest’ultima guarda al presente. Così quella che, soltanto apparentemente, appare come un’inversione di ruoli è in verità frutto di una relazione bidirezionale che passa attraverso un terzo soggetto implicito, una terza età: la maternità. Perché la città è madre di ciò che sarà quanto di ciò che è stato, la memoria si interseca con il futuro che ha il volto di un quartiere.
1-Da un punto di vista sociologico, la città e il quartiere costituiscono due realtà. Ma qual é la differenza che le separa e al contempo il legame che le unisce?
Il quartiere è un microcosmo che si rende autonomo nei confronti di una città, esprimendo valori socio-culturali che non sempre s’accordano con la città che lo contiene. Tuttavia il quartiere necessità della città per potersi identificare.
Parlando di Napoli, la città è proiettata alla globalizzazione, mentre il quartiere sembra ancora ancorato alle tradizioni. I Quartieri Spagnoli sono quartieri autonomi che potrebbero non far parte della città in quanto conservano valori che non sono quelli di una città civile e all’avanguardia. Un grande cuore che batte di vita propria.
2- Ha fotografato la Sua Napoli. Potrebbe raccontarcela a parole?
Napoli è un teatro a cielo aperto ove c’è posto per migliaia di attori.
3- Ci sono molti volti nei Suoi scatti. Qual é il “volto del quartiere” che più si è impresso nella Sua memoria?
E’ rimasto impresso nella mia memoria un “doppio volto”: la vecchia e la bambina. Nel volto dell’anziana donna v’è una strana mistura di rassegnazione, fierezza e compiacimento.
Ecco queste due figure, a mio dire, costituiscono il passato il presente ed il futuro.
Fb Contatto: Renato Orsini
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Visione pasoliniana di “vedi Napoli e poi muori”, lungo i Quartieri Spagnoli della città delle contraddizioni, attraverso la lente di un napoletano appassionato.