“Not here” sono le parole impresse nel cemento di una strada di notte, come a dire: Io non sono qui. Perché gli “io” ritratti negli scatti di Renato Santicchia appaiono lontani come presenze.
Un sacro fuoco è per Renato Santicchia la fotografia, alla quale inizia ad avvicinarsi negli anni ’80, per poi dedicarvisi completamente con l’avvento del fenomeno della digitalizzazione.
Negli scatti qui presentati è possibile cogliere una certa costruzione dell’immagine che si fa notare per estetica e significato. Lo scenario appare quello di una città metafisica, vi riecheggia uno spirito alla De Chirico. Seppur nelle opere pittoriche dell’artista romano campeggi il colore, negli scatti in b/n di Renato Santicchia è possibile individuare il medesimo senso di assenza ed al contempo presenza dei luoghi e delle cose.
Il fotografo sceglie inquadrature lunghe ed ampie che lasciano respirare le cose e al contempo da queste prendono le distanze.
Gli spazi ritratti, anche i più raccolti, appaiono immensi e la luce vi si immerge fino ad esserne inghiottita.
Sapientemente plasmata, la luce appare come una splendida dama che il fotografo ammalia con la propria arte per addomesticarla e farne l’amante del suo occhio fotografico.
Così gli “io”, gli individui che appaiono in questi scatti, non sono mai ritratti in primo piano, bensì al cospetto dello spazio che gigante li inghiotte. Non è facile distinguerne le facce, soltanto i profili labili nella luce che taglia le strade, i palazzi, la città. Scorrono eteree e sfuggenti come presenze, hanno poco di umano bensì costituiscono i frammenti medesimi di un grande affresco urbano.
Presenze che nella loro assenza sono. Qui.
1- Definisce l’avvento del fenomeno della digitalizzazione in fotografia come una svolta. Perché?
Svolta epocale perché dà la possibilità ad ogni fotografo di confrontarsi con la sua creatività che è l’essenza stessa dell’arte fotografica e dell’arte in generale. Quando fotografo la realtà quotidiana, amo inserire in questa realtà una valorizzazione personale dell’immagine, soprattutto la luce che si estrinseca in due fasi : la prima usando contrasto sovraesposizione e ombre, cerco di valorizzare se presente la luce esistente, se invece questa manca, la invento usando sopra e sotto esposizione.
2-Guardando il portfolio da Lei presentato, sembra predilire lunghe inquadrature. Che ruolo riveste l’inquadratura in fotografia?
L’inquadratura è la foto, essa segue determinate regole ma che spesso tradisco ponendo i soggetti, invece che al centro, in un angolo dell’inquadratura, ma nello stesso tempo giocando sulla luce con uso anche della sfocatura , faccio emergere ed evidenzio il soggetto ,che torna ad essere il protagonista dello scatto.
3- “Not here” campeggia in uno dei suoi scatti. I personaggi che ritrae appaiono distanti, persino “non esserci”. Come lo spiega?
Not here (non qui ) è un gioco di parole, ci sei perchè appari come ombra ma non ci sei perchè quell’ombra non ti identifica, sei il protagonista ma nello stesso tempo non lo sei. E’ un po’ un gioco sulla nostra realtà, siamo i protagonisti della vita ma nello stesso tempo non lo siamo perché nella vita ci fanno vivere come comparse, marionette che muovono a loro piacimento, siamo le ombre che si muovono sul muro, visibili ma non identificabili.
Contatto FB: Renato Santicchia
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Io non sono qui. Perché gli “io” ritratti negli scatti di Renato Santicchia appaiono lontani come presenze.