“È un’isola la mia isola/lontana nel tempo/e per millenni lontana dal mondo.”
Incomincia così l’omaggio alla Sardegna della poetessa Antonietta Langiu, così come vicina al cuore s’apre l’isola della fotografa Rosy Brau.
V’è un filo che corre indissolubile lungo tutta la Sardegna e che lega a sé i suoi abitanti, il profondo e palpitante senso d’appartenenza a questa terra.
Lungo tutta una vita si vive nel desiderare d’essere altrove, e lo si fa col viaggio fisico e con la memoria immaginifica.
Essere su un’isola è un’altra cosa, perché chi lì vive è isola.
Isola è un sentimento, un modus vivendi e modo d’essere.
Negli occhi dei visi ritratti da Rosy Brau si legge tutto lo stato d’animo dell’isola, essi sono il grande volto della Sardegna.
Rosy Brau è una “ladra” d’emozioni che cattura con un obiettivo fotografico costantemente in sintonia con ciò che è fuori e ciò che è dentro. L’obiettivo fotografico di Rosy Brau ausculta il “dentro” dell’anima della fotografa e lo restituisce fuori, come una melodia colta nei tanti volti, negli occhi della gente “sua”.
Perché tanto ne è parte di questa terra Rosy Brau, quanto di tutta la “zente sua”.
Fotografa documentarista, narratrice di immagini, Rosy Brau sceglie il bianco/nero per raccontare la Sardegna che definisce isola privilegiata, repertorio di personaggi in osmosi con la propria terra. Nelle sue immagini emerge l’amalgama di natura e storia che costituisce il tesoro della memoria di storie personali, vite passate e future tra spazio e tempo.
La “zente sua”.
1- Che relazione intercorre tra isola ed isolano?
La vita talvolta denigra e talvolta lenisce, indurisce i volti, colora le guance, scolpisce sorrisi. Mi piace immortalare il risultato di queste emozioni nei profili della mia gente, unire i frammenti delle loro esistenze e del filo invisibile che mi lega alla mia terra, attraverso il bianco e nero. Sono nata in un’isola privilegiata, uno scenario che mi ha permesso di incontrare da sempre repertori di personaggi in osmosi con la mia terra, le sue rocce, i suoi profili frastagliati e cristallini, si potrebbe dire che mi piace spiare le emozioni delle persone e per farlo mi avvalgo del mio obiettivo.
2- Quanto la Sardegna ha plasmato la Sua identità personale e fotografica?
Quando mi trovo davanti a un soggetto il mio istinto è quello di mettermi in ascolto, sentire il ritmo, il timbro e l’armonia che lo rendono unico per poi restituire quell’unicità tramite la luce, le ombre, colori e angolazioni, la scelta dei dettagli. Scatti che rappresentano emozioni, immagini che non vogliono farsi guardare, ma sentire.
3- Isolana o fotografa?
Fotografa e isolana vanno in simbiosi in questa fase del mio lavoro fotografico. Ho dei ricordi molto forti del mio mondo di bimba e li cerco nei miei scatti, dentro c’ è il mio cuore e la mia anima. Ci ritrovo i volti a me cari, mia madre, mio padre,le mie nonne le vecchiette del mio vicinato, i loro racconti di Janas e personaggi magici e misteriosi , una Sardegna autentica.
Contatto FB: Rosy Brau
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Essere su un’isola è un’altra cosa, perché chi lì vive è isola.