Se Milano somigliasse a…un cartellone pubblicitario.
Ancor meglio se Milano somigliasse ad una fotografia che è come un grosso cartellone pubblicitario, in tal caso si parlerebbe di Giulio Annibali. Uno studio sul linguaggio parlato dalla città di Milano., un inno alla comunicazione visiva ed alla sociologia delle immagini.
Seppur l’autore faccia riferimento alla street photography, il portfolio qui presentato appare ad un occhio esperto-e non solo-una vera e propria campagna advertising, incredibilmente moderna e sensibile agli umori della società contemporanea.
La verità è che vi si arriva attraverso la fotografia di strada, lasciando all’obiettivo fotografico il privilegio di abbandonarsi al sali e scendi metropolitano, all’imprevisto serendipico, al “momento decisivo”. Così facendo il fotografo giunge alla voce della città, fino ad interpretarne il linguaggio schietto ed unico.
Arte, moda, comunicazione, pubblicità: sono queste le parole chiave per raccontare la città di Milano, ritratta appieno nelle immagini di Giulio Annibali, che mostra di possedere uno stile fotografico narrativo maturo quanto connotativo.
Se la fotografia di strada è imperniata sul gusto per l’ “imprevisto”, nel caso di Giulio Annibali non è corretto parlare esclusivamente di casualità. Ancor più esatto risulta dire che il fotografo se ne serve quasi intenzionalmente per produrre immagini che appaiono come il frutto di uno studio sul campo.
Così facendo le strade di Milano diventano veri e propri “street-set” fotografici, dove la presenza umana non è che un punto dal quale guardare tutto il resto ed al contempo un catalizzatore d’attenzione per l’occhio dello spettatore che s’aspetta dipanarsi una storia dall’immagine.
1- Associ alla città di Milano una parola appartenente al campo semantico della fotografia, la prima che Le viene in mente e spieghi perché.
La parola è linguaggio. Milano è una città multiculturale, in continuo cambiamento, con mille sfaccettature diverse, devi conoscerne il sul linguaggio per poterla raccontare in immagini.
2- Cosa intende per “street-photography”?
Ogni fotografo la interpreta a propria maniera, c’è chi l’ avvicina al reportage e chi invece la vede semplicemente come una parola molto di moda che non identifica un genere ben definito. Per me è la fotografia per eccellenza. Ti obbliga a pensare come trasformare la solita routine quotidiana in un qualcosa di diverso e interessante attraverso il famoso “momento decisivo”. Personalmente la fotografia di strada è sempre stata una sfida, mi affascina l’idea di uscire con la macchina fotografica al collo e non sapere assolutamente quello che mi capiterà di fotografare.
3- Nelle Sue immagini ricorre la presenza di un unico individuo. Che rapporto si instaura, nella street photography, tra spazio-individuo ritratto e fotografo?
Nelle mie immagini cerco quasi sempre di inserire la presenza umana e se possibile isolata. La presenza umana mi aiuta a comporre e far leggere la fotografia. Quando guardo un’immagine ho sempre bisogno di avere un riferimento, è come quando ti approcci alla lettura di un libro per esempio sulla seconda guerra mondiale. Mentalmente iniziando a leggerlo il tuo inconscio ti fa immedesimare in quel periodo, trasportando la tua mente.Lo stesso approccio lo ho guardando nel mirino della macchina fotografica. L’immagine deve farti immedesimare nel contesto per poi raccontare il sul contenuto. Prima di scattare un’immagine mi chiedo sempre, come farebbe uno scrittore davanti ad una pagina bianca, cosa sto per raccontare?
Contatto FB: Giulio Annibali
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Uno studio sul linguaggio parlato dalla città di Milano, un inno alla comunicazione visiva ed alla sociologia delle immagini.