750.000 km² di pianura sterminata, la Pampa argentina.
Una casa, un vecchio furgone e la strada. Nelle immagini di Guillermo López Castro la Pampa appare ancor più vasta di quanto la si ricordi nei libri di geografia.
Argentino, nato a Santa Rosa nel cuore della Pampa, Guillermo López Castro racconta la sua terra con “afecto”, guardando alla memoria fotografica raccolta dai viaggi paterni compiuti tra gli anni ’40 e ’80 del secolo scorso, da cui eredita lo spirito di cercatore perché c’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là.
Approccia alla fotografia quando inizia a lavorare nell’archivio fotografico Diario La Arena del quale fu responsabile per dodici anni, sino ad approdare all’archivio storico provinciale della Pampa Profesor Fernando E. Aráoz del quale è oggi direttore.
L’attitudine alla conservazione e al contempo la tensione alla ricerca fanno di questo fotografo un osservatore attento e un viaggiatore discreto.
Un’ombra, il cielo alto, la terra: non v’è presenza umana negli scatti di Guillermo López Castro, perlomeno non direttamente, bensì una proiezione dell’uomo in spazi dove il tempo è solo un’eco silenziosa e la Pampa infinita.
Veicoli smessi, grosse macchine arrugginite come ufo atterrati e baluardi dimenticati sostano accanto a vecchie pompe di benzina che tanto ricordano il viaggio alla Kerouac compiuto da Robert Franck alla ricerca degli Americans.
Visioni fantasmatiche che sembrano preludere ad un imminente sconvolgimento, dove la natura è padrona indiscussa di cui l’uomo è soltanto un ospite.
In queste immagini la strada, tòpos per eccellenza nella letteratura del viaggio, non è mai invasiva o protagonista come in certi scenari urbani di grandi metropoli moderne.
Essa è una traccia di quel che resta: un paese, la memoria, l’uomo, la Pampa.
L’essere umano solitario e mai solo, il viaggiatore-fotografo, resta ad osservare e al contempo documenta i segni del tempo sulle cose.
Per raccontare la sua terra Guillermo López Castro sceglie i toni del bianco/nero e del colore, e in quest’ultimo la luce e le ombre producono un cromatismo vivido e impattante. Il taglio fotografico, per lo più orizzontale, rende l’inquadratura netta e definita come un frame cinematografico.
Quello dell’uomo è soltanto un passaggio lungo lo spazio che resta negli scatti di Guillermo López Castro, oltre la memoria perché c’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là.
Cosa cerca Guillermo López Castro?
Il futuro.
Fonte del suo lavoro la memoria fotografica paterna. Quali cambiamenti ravvisa in termini di “paesaggio urbano” tra la Pampa degli anni ’40 e ’50 e quella odierna?
A partire dal decennio compreso tra 1940 – 1950 i cambiamenti urbani furono significativi nella Pampa.
Come risultato della crescita della popolazione, lo sviluppo urbano oggi è molto notevole, in quanto si è assistito ad un progressivo miglioramento dell’estetica del paesaggio urbano, seppur poco visibile nella periferia della città.
Ciò che caratterizza in particolare il capoluogo di Santa Rosa è la crescita esplosiva del trasporto di auto e moto: vecchi modelli convivono con i più nuovi, nonché il vecchio vive accanto al nuovo nell’amalgama del tessuto urbano.
Un altro elemento caratteristico della Pampa è l’assenza del sentimento di nostalgia, l’assenza di una storia in seguito a conflitti civili interni e alla demolizione e all’abbandono di edifici e abitazioni, molti dei quali sostituiti da costruzioni impersonali.
Lei afferma:“No sé que busco exactamente, pero sé que lo mas motiva es jugar con la memoria de la luz.” Cosa significa per Lei la parola “memoria”?
Mi meraviglio ancora del grande fenomeno tecnologico della fotografia, in cui la luce è come un vettore della memoria.
E’ tutto lì, devi solo decidere quali attimi di vita rubare. La memoria è la luce intrappolata in piccoli frammenti della nostra esistenza fugace.
In riferimento alla teoria sociologica di Marc Augé, considera la Pampa un luogo o un non-luogo?
La Pampa non è estranea al processo globale di migrazione verso la città e uno dei motivi scatenanti è la fine della ferrovia.
Molti popoli hanno in comune il processo di emigrazione delle genti verso le città, in particolare le giovani generazioni che non riescono a trovare opportunità di lavoro che permettano loro di pianificare in anticipo il futuro. Nonostante questo scenario, la Pampa è caratterizzata da un forte senso di appartenenza dei popoli alla loro terra, come se questa fosse lontana da tutto, persino dalle grandi guerre mondiali e dalle catastrofi naturali.
Chi ha occhio trova quel che cerca: la Pampa argentina raccontata attraverso gli scatti di un viaggiatore.
Contatto Fb: Guillermo López Castro
Per Pholio: Ilaria Sciadi Adel