Super Io, Io, Es. La dipingeva come un trittico la personalità umana, ma il dott. Sigmund Freud non parlava certo di compartimenti stagni, piuttosto di “cassetti” nei quali riporre sentimenti ed istinti.
In fotografia l’identità personale fa capolino quando chi scatta sceglie di mettere a nudo se stesso, in un rapporto diretto quanto autentico con l’obiettivo fotografico e l’occhio di chi guarda. Non v’è azione più coraggiosa di questa: mostrare se stessi senza schermature, ed è lì che si è liberi ed anche soli.
Il trittico di Manuela Innocenti si tinge di bianco e di nero che in postproduzione appare come il frame cinematografico di un flashback. L’anima è infatti qualcosa di inafferrabile, così facendo Manuela Innocenti rappresenta l’universo etereo dei sentimenti con immagini delicate e raffinate.
Da sempre la fotografia costituisce uno dei più privilegiati mezzi di espressione dell’interiorità umana, nello specifico la tecnica dell’autoritratto ha visto lungo la storia numerosi artisti cimentarsi in quello che si potrebbe definire un processo di “self made man” o “self made woman” in un dialogo intimo con la macchina fotografica. Oggigiorno parleremmo di “selfing” o “selfie”, a seconda della dicitura, tanto è che l’Oxford English Dictionary la scelse come parola del 2013 : “una fotografia che una persona ha fatto di sé stesso, normalmente con uno smartphone o una webcam, e poi ha pubblicato su uno dei social media”.
Si tratta perciò di una fotografia fatta “da me a me stesso” ed è ciò che appare fortemente negli scatti di Manuela Innocenti, che presenta un portfolio dal titolo Verso me, quasi “onomatopeico” nella sua dicitura in quanto è la fotografa medesima che ritraendosi procede verso se stessa.
Non appaiono gli occhi, né per intero i lineamenti del viso dell’artista, piuttosto sono ritratti il busto, il torace, le braccia e le mani come a significare che la macchina fotografica come una freccia è lì che colpisce, dritta all’anima.
La fotografa si interroga sulla propria identità, esplorandosi oltre l’universo conoscibile, alla ricerca di uno specchio che le restituisca la vera immagine di se stessa.
Indossa una benda prima, poi copre occhi e bocca con le mani e con le braccia, fino a rivelarsi di nuovo come un’epifania dell’io.
Contatto FB: Manuela Innocenti
Per Pholio: Ilaria Sciadi Adel
1- Il titolo del Suo portfolio:”Verso me”. Se Le dicessi che in fotografia esiste un “me”, un “loro” ed un “lei”, cosa risponderebbe?
Credo che il viaggio verso me sia un pretesto per incontrare loro (il resto del mondo) attraverso lei (la fotografia). Il viaggio comprende tutto.
2- Cosa intende per “fotografia intimistica”?
Con intimista intendo dire che tento di ritrarre sentimenti, stati d’animo, emozioni, soprattutto quando ritraggo me stessa. Cerco di attraversare la scatola che mi contiene e toccarne l’interno, scattando un attimo unico interiore, nascosto.
3- Si scatti una fotografia, adesso. Cosa vede?
Adesso vedo tante cose, troppe, ne uscirebbe un puzzle… al momento giusto vedo ogni singolo pezzo che provo ad immortalare.
Il titolo “Verso me” è “onomatopeico” nella sua dicitura, in quanto è la fotografa medesima che ritraendosi procede verso se stessa.