Scrive Alexandra David-Néel: “Chi viaggia senza incontrare l’altro non viaggia ma si sposta”. Marcello Gambini è un viaggiatore.
Si è soliti credere che un’immagine prodotta costituisca la meta di un viaggio, in verità la fotografia ne è principalmente il mezzo e lo strumento. Come il viaggio rivela la sua natura infinita, così fa la fotografia che non è mai finita. Tangibile è la percezione che ci sia dell’altro, oltre lo spazio chiuso dell’Unawatuna, negli scatti di Marcello Gambini.
Siamo in Sri Lanka. Le tende dell’ospedale da campo della Protezione civile italiana, venuta in soccorso alle popolazioni colpite dallo Tsunami, sono accampate nell’area adiacente all’Unawatuna District & Mental Hospital.
Nonostante la sanità in Sri Lanka sia lontana dagli standard europei, l’Unawatuna District non è una prigione, bensì un luogo di recupero in cui ospiti sono donne con realtà difficili alle spalle, impegnate in attività ricreative quotidiane ed accudite con amorevolezza dal personale per una piena re-integrazione nella società.
Ciò che colpisce d’acchito è il punto da cui il fotografo guarda la realtà che gli sta dinnanzi, come se l’obiettivo fotografico di Marcello Gambini si trovasse tra le sbarre e guardasse fuori. La tecnica utilizzata è quella del contro-campo, sovente nel linguaggio cinematografico e fotografico, ma poco importa, qui si va oltre.
La percezione non è soltanto quella di specchiarsi nella realtà degli occhi di chi guarda, piuttosto si ha la sensazione di vedere con gli occhi di chi fotografa. Quella capacità di immergersi completamente nel luogo e negli altri è rara quanto complessa tale da rompere gli schemi, per andare oltre.
Il viaggio di Marcello Gambini è un “transfert” che ha inizio da dietro le sbarre, accanto alle donne dell’Unawatuna. L’immedesimazione del fotografo è tale che lo spettatore giunge ad immaginare le storie e le vite dalle facce, dagli sguardi, dagli occhi felini tra le sbarre.
La fotografia di Marcello Gambini è il viaggio attraverso cui venir a contatto con realtà lontane e diverse, che guarda al nuovo con occhio curioso e al contempo discreto sino ad incontrare l’altro.
1-Ci parli della Sua missione umanitaria in Sri Lanka. Come definisce la sua esperienza all’Unawatuna District and Mental Hospital?
Dieci anni fa un’ onda anomala ha devastato parte dell’Asia meridionale, causando trecentomila morti e danni incalcolabili. La Protezione Civile Italiana inviò in Sri Lanka ad Unawatuna, distretto particolarmente colpito dallo tsunami, il Gruppo di Chirurgia d’Urgenza di Pisa per interventi di protezione civile. Il gruppo era composto da personale sanitario sempre pronto a intervenire sul territorio nazionale e internazionale anche chirurgicamente. La città era completamente devastata: la gente spaventata e incredula piangeva i morti e vagava senza speranze alla ricerca dei dispersi, le nostre strutture mobili furono ospitate in uno spazio all’interno dell’Unawatuna District and Mental Hospital. Lì garantivamo assistenza sanitaria alla popolazione e durante le pause potevo visitare la clinica che mancava di strutture adeguate, mentre il personale ben preparato professionalmente lavorava con grande umanità. Le foto, che ho scattato fra quella gente che mi ha accolto con pazienza e simpatia, raccontano di gravi disagi psichici: gli sguardi, e i volti sono pi frammenti di sofferenze spesso lunghe una vita.
2-In un reportage fotografico il senso di immedesimazione di chi scatta nella realtà che ritrae potrebbe rivelarsi pericoloso sino a mettere a repentaglio l’autenticità del risultato finale?
Credo che un reportage fotografico non debba essere interpretato solamente come pura realtà, ma grazie al’immedesimazione il fotografo dovrebbe riuscire a trasmettere il proprio punto di vista, mantenendo rigorosamente l’autenticità.
3-Un viaggio per incontrare l’altro, anche se stesso?
Un viaggio inizia sempre per incontrare l’altro e finisce quasi sempre con l’ incontrare anche se stessi, il vero se stesso, quello più intimo.
Il viaggio di Marcello Gambini è un “transfert” che ha inizio da dietro le sbarre, accanto alle donne dell’Unawatuna.
Fb Contatto: Marcello Gambini
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel