Guardare gli scatti di Tony Liviero è come scorgere i Beatles lungo la Abbey Road di Londra ed esclamare: “This must be the place!”. Essere nel luogo giusto e al momento giusto è la sensazione che si avverte leggendo questo portfolio di Tony Liviero, fotografo italo-americano residente a Miami, che porta in scena l’eterna “lotta” tra “fotografia di strada” e “fotografia documentaristica”.
La street-photography può essere considerata come l’era primordiale della fotografia documentaristica, intesa appunto come evoluzione della prima. La street photography ha la sua essenza nel suo farsi, vive all’insegna dello “snap shoot”, tutt’altro che premeditata essa è imprevedibile quanto naturale.
Tony Liviero può essere considerato un fotografo documentarista in quanto costantemente alla ricerca della “sequenza”.
Gli scatti qui presentati possono essere considerati dei veri e propri “frame” come se l’autore avesse girato un docu-film lungo le strade percorse. Il b/n utilizzato, denso e definito, conferisce alle immagini l’impressione del “ricordo”, come se fossero state catturate in un epoca lontana o senza tempo.
Parlare di “scatto colto” sarebbe riduttivo in tal caso, in quanto l’autore fa suoi i segreti della fotografia di strada e li rielabora con intenzione per ricreare veri e propri set cinematografici. In tal modo i personaggi ritratti appaiono protagonisti di ciascun ambiente, sempre in primo piano, avvolti da un allure magico di pensieri e sensazioni.
“People” ma anche attori protagonisti di una realtà urbana che è come un teatro nel quale Tony Liviero trova anche il suo “place”.
1- Lei parla di “fotografia documentaristica”. Pensa sia possibile “documentare” con la street photography?
La fotografia di strada si interessa dell’istante, mentre quella documentaristica guarda alla sequenza. Mi definisco un “fotografo documentaristico” perché io sono sempre dopo una sequenza. Se in strada ci si preoccupa di fotografare e basta, all’interno di un documentario ci si preoccupa di come raccontare una storia attraverso una o più sequenze. Penso che è proprio quando sono in strada che sto documentando ciò che avviene “in strada”, catturando la gente all’interno del loro habitat naturale. In realtà però penso che non abbia molta importanza porre una distinzione tra fotografia di strada e fotografia documentaristica, perché la cosa più importante è trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
2- Indichi tre aggettivi che, secondo Lei, possono descrivere la “street photography”.
Stilistico, suggestivo, documentaristico.
3- Qual è il suo “place”, il suo “luogo dell’anima”?
Un luogo dell’anima è un’isola , un edificio , una città o un panorama naturale che mi parla in una lingua sconosciuta . Si apre uno spazio all’interno che credevo chiuso. Sono alla costante ricerca di quel luogo.
Contatto FB: Tony Liviero
Per PHOLIO: Ilaria Sciadi Adel
Gli scatti qui presentati possono essere considerati dei veri e propri “frame” come se l’autore avesse girato un docu-film lungo le strade percorse.